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Rivoluzione in casa Lancia



La cosa era più o meno scontata, ma continua a far parlare e scrivere il fatto che il nome Lancia in pratica non sia stato pronunciato nella conferenza americana in cui Marchionne ha illustrato i progetti del gruppo FCA per i prossimi anni. L’ultimo intervento è della agenzia di stampa Bloomberg che ha ripreso la cosa citando dispiaciuti fans della Lancia e le iniziative prese negli ultimi mesi per cercare di convincere Marchionne a ritornare sulla decisione.  


I piani FCA per la Lancia si limitano al mantenimento della sola Ypsilon, e per di più soltanto per il mercato italiano. In tale ottica ci sarà un investimento per preparare una nuova edizione del modello. Dunque non una cosa molto impegnativa finanziariamente. Verrano via via eliminati dalla gamma tutti gli altri modelli: Thema, Flavia, Voyager e Delta.   


Perché più che il presunto e indimostrato scarso appeal del marchio, materia non facile da misurare, l’aspetto fondamentale della vicenda è quello finanziario. La mancanza delle energie economiche necessarie per un concreto rilancio è alla base della scelta di mettere da parte il marchio creato nel 1906 da Vincenzo Lancia, e per tanti anni sinonimo di eleganza e qualità costruttiva, senza contare la grande e affascinante stagione sportiva nei rally dalla fine degli Anni 60 agli Anni 80. Dunque un profilo che starebbe a pennello nell’ambito della strategia FCA di una produzione “premium”.     

Ma il problema è che una volta deciso di rilanciare l’Alfa Romeo e la Maserati (oltre a proiettare la Jeep su scala mondiale) con gli investimenti ovviamente necessari, evidentemente non ci sono state più le risorse economiche per impostare un piano adeguato per la Lancia. E dunque, addio Lancia, visto gli scarsi risultati ottenuti con i tentativi di tenerla in vita semplicemente mettendo il marchio su prodotti di origini non Lancia. O arrivederci, nel senso che se il piano 2014-2018 coglierà i suoi obiettivi, del gruppo FCA avrà le risorse da dedicare alla Lancia: ma questa per ora è solo una speranza.   

Per molti la decisione è fonte di dispiacere per questioni sentimentali, di nostalgia, ma sarebbe riduttivo e fuorviante ricondurre tutto soltanto ai dispetti della memoria. Se è vero che non pochi costruttori fanno quasi carte false per darsi un blasone, appare un peccato lasciar perdere una realtà che il blasone ce l’ha di proprio. In tanti ritengono che il vuoto lasciato negli ultimi dieci-quindici anni potrebbe essere abbastanza agevolmente cancellato a vantaggio dei tanti motivi di orgogliosa identità che la Lancia può vantare. Dalle grandi tradizioni di casa innovatrice nella tecnica, al “bon ton” che sapeva esprimere. Ciò mentre i tanti successi sportivi potrebbero essere sicuramente un’importante materia per lavorare sul rilancio di immagine. Tanto per non far nomi: quando l’Audi affrontò il suo rilancio alla fine degli Anni 70, inizio Anni 80, veniva da una storia che da una ventina d’anni non esprimeva nulla di buono, anzi.   

Tutte cose quasi ovvie, che però si scontrano con la mancanza delle necessarie risorse finanziarie per gli investimenti industriali e di marketing. Per cui la Lancia è condannata a rimanere solo il mito associato a personaggi celebri o a quello della Lambda, la prima vettura con scocca portante, così come all’eleganza della Aurelia, o i particolari motori a “V” stretto, fino alla formidabile “Deltona” dal doppio DNA fatto di eleganza e sport. Tutte cose assolutamente apprezzate non solo in Italia.

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